Kongrosian Colorless Press

Baze Djunkiii on Nitestylez

Put on the circuit as a collaborational effort between Berlin’s Aut Records and Oltrarno Recordings is the epicly titled and limited to 200 copies red vinyl pressing “Colorless Green Ideas Sleep Furiously” which features four original tracks created by the saxophone / clarinet focused trio Kongrosian on the A-side whilst the remixes on the flip are provided by Thomas Brinkmann, Daniele Papini and Cloud Of Illusions. As the trios composition suggests we see their original floating improvisations gravitating towards a multi-layered approach to Jazz / FutureJazz with a slightly melancholia-infused twist imminent to all their intricate, meandering and interweaving melodies and beautifully syncronized harmonic interplays which makes this one a true fest for every Jazz connaisseur out there. Remixwise we see Cloud Of Illusions slowly transforming “Tensegrity Part II” into a tender, yet dancefloor functional and slightly fuzzed out Techno meets Jazz affair defined by dark, ever rolling basslines, dark’ish Spoken Word passages and a borderline oriental twist whereas Daniele Papini’s take on “Mikrokosmos” provides a complex foundation of dry, grooving and ever filtered MinimalTechno / MicroHouse with a distinct swing as well as tenderly hovering pads for fans of labels like Perlon and the likes of. For a closing German Minimal Techno staple Thomas Brinkmann takes on “Tidal Forces” to go full-on experimental, leaving the dancefloor way behind to accompany the melancholic Jazz vibe of the original cut with layers and layers of harmonic, yet intense and metallic feedback Noize for a closing that might be the soundtrack to future nightmares or low budget slasher movies for a reason. Go check!

Mario Biserni on Sands Zine

Se non sbaglio Kongrosian nasce, discograficamente parlando, all`inizio del millennio come trio guidato dal sassofonista Ivan Pilat, più Stefano Giust alla batteria e Federico De Pizzol alle tastiere (un disco su Setola di Maiale). La sigla è stata poi ripresa a rappresentare un trio di ance che, con l`ausilio di vari ospiti, all`inizio dello scorso decennio pubblicò alcuni dischi per l`allora neonata Aut Records (il primo numero del catalogo Aut è proprio “Bootstrap Paradox” firmato Kongrosian e Oreste Sabatin). E` quindi con una ferrea logica che, per festeggiare la cinquantesima pubblicazione in dieci anni di attività , è stato scelto dall`etichetta berlinese un disco del trio che, a fiancheggiare il sax baritono del Pilat, vede schierati Davide Lorenzon al sassofono tenore e Alberto Collodel al clarinetto basso. La Aut sfrutta l`occasione anche per azzardare la sua prima emissione in vinile, un bel LP di colore rosso stampato in sole 200 copie, dopo un lungo periodo tutto giocato sul più economico supporto compact.
Ottima scelta, dacchè la divisione del vinile in due lati asseconda sia la natura del disco, strutturato in due parti ben distinte, sia l`idea di split fra la Aut e la Oltrarno Recordings (che ha condiviso la produzione).
Il primo lato del disco vede all`opera il trio di ance nella sua forma più pura; una formula, questa, che ha radici espressamente nel jazz contemporaneo (credo che le prime sperimentazioni di questo tipo si debbano a Eric Dolphy). Il primo brano è una istantanea collettiva, con i tre fiati che lottano strenuamente, in un sovrapporsi di ritmi e melodie, fino a raggiungere inaspettatamente nel finale una situazione di tregua fatta di linee armoniche contigue. Mikrokosmos e Freak Out, firmati da Pilat, sono i brani più ariosi e condiscendenti alla melodia e ai fraseggi, senza però rinunciare agli intrecci armonici, alle fughe, ai netti contrasti timbrici, in pratica a qual caleidoscopio di colori che rimandano al “Free Jazz” di Ornette Coleman e alla pittura di Pollock.
Tensegrity part II, firmato da Collodel, è il brano più inquietante, con i suoi stacchi netti e repentini a rimetterne continuamente in discussione la struttura, ma anche con l`ampio spazio riservato al fraseggio dei tre strumentisti. L`ingrediente che accomuna i quattro brani è comunque l`imprevedibilità , ne comprendi l`inizio ma non riesci mai a immaginare dove il percorso finirà per portarti.
Il secondo lato, gestito dalla Oltrarno, è occupato dai remix di tre dei quattro brani, chiaro omaggio ai ritmi techno e house che imperversano nei club berlinesi. Apre le danze, nel senso letterale del termine, Cloud Of Illusions (aka Stefano Meucci, uno dei fondatori della Oltrarno Recordings) con quella che è forse la versione più rispettosa dell`originale, comunque visionaria e ricca di sfumature. La versione remix di Mikrokosmos, affidata a Daniele Papini, ha caratteristiche meno domestiche e i ritmi, secchi e spigolosi, predominano riducendo gli originari intrecci dei fiati a pochi tratti oscuri e notturni.
Brinkmann, inaspettatamente, evita le cavalcate ritmiche per coagulare i suoni in grumi di rumore. Insolito e stupefacente.
Attendiamo ora con ansia il 100° numero del catalogo.

Pier Marco Turchetti on The New Noise

“Viaggio al termine del dialogo”: così potremmo parafrasare il noto titolo celiniano (“Viaggio al termine della notte”) dopo essere caduti nel luna park alchemico di Kongrosian.
Costruzione a mosaico, imprevedibilità calcolata, dicotomia tra momento anarchico e funzione maggioritaria, glossolalia e lirismo: quando metterete su questo disco di Kongrosian provate a tenere a mente queste indicazioni estetico-musicologiche e non smarrirete il piacere di un ascolto tanto denso quanto fuggevole. Diviso tra le prime quattro tracce (in cui il trio di sassofoni Collodel/Lorenzon/Pilat si cimenta in momenti esplosivi contrapposti a situazioni sospese) e i successivi tre remix di Thomas Brinkmann, Daniele Papini e Cloud Of Illusions (che ripropongono frammenti di tre pezzi precedenti in ricombinazione minimal house, techno e rumoristica), questo lavoro potrebbe disorientare l’ascoltatore avvezzo alla monodirezionalità di genere. In realtà, il suo arco musicale è facilmente tracciabile, seguendo questa traiettoria: dal disarticolato all’informe, passando per pedali tonali e contrappunti blues, facendo compiere un’impennata ricettiva all’ascoltatore all’altezza di “Tensegrity part II” (Cloud Of Illusions rmx, traccia 5), dove si compie il rito di passaggio tra lato acustico e virata elettronica.

Il disco si apre con “Tidal Forces”, un dialogo fitto, vociferante e dialettico, ripartito fra tre diverse linee sassofonistiche che finiscono per approdare con grande naturalezza a un pedale tonale poderoso, in contrappunto ritmico e impreziosito da momenti solistici laceranti.
Gli succede “Mikrokosmos”: qui sono lirismo, fraseggio largo e cantabile ad imporsi in una sorta di corale.
Poi è la volta di “Tensegrity part II”, il pezzo più scuro e misterioso, un blues elastico e cangiante dal carattere interlocutorio che, conquistata una figurazione stabile, ama di volta in volta perderla e smarrirla, fino a dissolversi in una decelerazione graduale.
A chiudere il lavoro acustico del trio ci pensa “Freak Out”, composizione post-braxtoniana caratterizzata da nervosismi glossolalici e ultraframmentazioni delle linee armonico-melodiche.
Fin qui la rotta terrestre. Poi, con l’intervento dell’elettronica, si entra in una sfera vetrosa ed incandescente, non di questa terra. Nei tre remix i materiali vengono risucchiati e ri-proiettati su un altro piano sonoro, e si fanno schegge fluttuanti, memorie instabili, affioramenti precari, fino a giungere a una sorta di collisione deflagrante tra spazio del mondo ancora umano e temporalità della bolla cibernetica.