Marco Calloni on Blog Foolk
In questa nuova puntata di “Contemporanea”, torniamo a parlarvi di Aut Records e lo facciamo con “S/T” l’esordio discografico di Phase Duo, un’interessante collaborazione tra la compositrice, violinista e improvvisatrice Eloisa Manera e il produttore, dj e sound designer Stefano Greco. Qui, il background classico e gli interessi jazz della Manera, si fondono con l’elettronica e la passione per la poliritmia africana di Greco in una sintesi peculiare. Seguendo lo spirito esplorativo dell’etichetta berlinese e un comune desiderio di ricerca e sperimentazione, le nove tracce del disco spaziano in libertà tra scrittura, improvvisazione, suoni acustici, elettronici, digitali e analogici. Terry Riley, Steve Reich, il Minimalismo in generale, così come i raga indiani, sono sicuramente riferimenti importanti ma il risultato complessivo rimane molto personale e per nulla derivativo. Questo primo progetto del duo, nato dopo l’esperienza condivisa con Musicamorfosi, può essere effettivamente considerato un “live remix di minimal music”, come lo hanno definito gli stessi autori. I brani infatti, presentano sicuramente alcune caratteristiche della musica minimalista come lo sviluppo graduale dei motivi ritmico/melodici per esempio, ma soprattutto, conservano l’energia e l’affiatamento tipici della performance live, anche se registrati in studio. A conferma di questa particolare attenzione per la dimensione concertistico/performativa dell’album, le nuove esibizioni del duo sono accompagnate dai visuals in tempo reale dell’artista Cristina Crippi. In definitiva, “S/T” è un lavoro che non si ferma al semplice album ma continua oltre coinvolgendo linguaggi e discipline differenti. Da ascoltare.
Baze Djunkii on Nite Stylez
Put on the circuit via Berlin’s Aut Records label on June 25th, 2k19 is the debut album by Phase Duo, a group comprised of Eloisa Manera and Stefano Greco who are combining their musical arsenal of violin, monochord and further electronics to combine a musical menu of nine tracks described to be influenced by Minimal Music masters like Reich and Riley as well as Indian Raga patterns alike. Stretched over the course of 38 minutes the result of this effort in amalgamation doesn’t sound so minimal at all but unveils a rich, saturated and panoramic approach to sound somewhat meandering in between early Synth masters, retrofuturist Vaporwave and hyperscore’esque Ambient in the opener “Prometheus Journey” whereas the follow up presents a calm and solemn, yet rhythmical flow towards our “Inner Cliff” before the “Space Flow” enters realms of lively (Neo)Cosmic infused synth movements and elegiac string arrangements for those loving their sugary kitsch to the max. Following up is “Tangram”, stepping slightly into formal medieval Folk territories backed by electronic percussion and low end, “Wanderlust” is as dramatic and excited as the originally German term deserves to be, telling tales of adventure and celebration for highly advanced IDM dancefloors within less than 5 minutes before “Scarabeo” presents more of a jam-like approach towards feedback-driven, lo-fi experimentation, friendly computational tones and a certain edge of Phonk. Furthermore “Hermes” introduces a darker, brooding and well-twisted tone to the music of Phase Duo, once again providing proof of their score’esque qualities, “Elo’s Arp” is following on a dramatic, yet more nervous and somewhat uneasy path before the final cut that is “Ethereal” waves goodbye in a beatless, solemn and inward-looking manner, providing moments of late evening reflection and contemplation best experienced in front of an open fire on a winter evening for a reason.
Mario Biserni on Sands Zine
Conoscevo già la violinista Eloisa Manera sia per alcune sue presenze, ultima delle quali nel notevole “Octo” di Roger Rota, sia per l’ottimo CD a suo nome “Invisible Cities”, pubblicato proprio su Aut Records e ispirato “(al)Le città invisibili” di Italo Calvino. A motivo di questa conoscenza mi ero approssimato all’ascolto del suo duo, in collaborazione con il musicista elettronico Stefano Greco (anche al Monochord), con curiosità e tanti buoni auspici che, dispiace dirlo, sono andati parzialmente delusi. Chiarisco subito che sotto l’aspetto tecnico-esecutivo il lavoro del duo appare ineccepibile, ma tali qualità non riescono a mascherare un essenziale povertà di fondo e una relativa mancanza di idee. Phase Duo sta in bilico fra suoni spaziali da colonna sonora e spunti di romanticismo neo-classico, in una sintesi che appare un po’ grossolana e adatta a quella fascia di ascoltatori, purtroppo maggioritaria, che si limita a un approccio superficiale. Pensare che quando i due escono dalla strada tracciata, come avviene in Scarabeo ed Hermes, riescono a raccogliere una bella cifra di emozioni. Da questo la convinzione che possono fare molto di più …
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