John Book on This is Book’s Music
Frantic or frenetic? On Naca (Aut), the music of Tony Cattano is a bit of both but with something extra. Italian jazz is an entity onto itself and this form of jazz is on the free side, where Cattano (trombone), Andrea Melani (drums), Matteo Anelli (bass), and Emanuele Parrini (violin) seem to be going wherever they want but there is a level of consistency where what they’re doing is not scatterbrain. The album’s opening track (“Fior di Conio”) is the basis of the album, building and developing itself while the colors and shapes are forming continuously, unsure of where it goes but one follows and see what happens. Then the album gets locked in places but is able to travel, whether it’s in a bit of a strut as they do in “Il Salto del Pachiderma” or fall off the edge of the world in “Impro”. There’s form in what Cattano does but the basis of Naca is trying to listen to where things fall out of form or whether it will drift off into a place unknown. What I also like are some of the folk-ish elements, or perhaps it’s more cultural but throughout, you’re able to tell where they’re from and why they play this way, all while staying true to what jazz means.
Alberto Bazzurro on L’isola che non c’era
Torniamo ai quartetti e zoomiamo sul trombone, new entry di questa rapida carrellata. Due i dischi, in realtà di registro alquanto diverso. Il primo vede infatti il trombone al centro della scena; lo si deve al siciliano Tony Cattano, notevole talento già una quindicina d’anni fa, che in Naca (Aut) si abbina a violino (il grande Emanuele Parrini), basso e batteria per confezionare un album di grande valore, con un suono molto preciso che il violino (qua e là la viola) irrora di venature country, in un impasto bellissimo, di grande fascino e ricchezza.
Baze Djunkiii on Nite Stylez
Going back to back to December 2016 with the review of Tony Cattano’s “Naca” album which sat and arrived in our post box only recently. Cattano, as the leader and founder of the Naca quartet formed by him as well Emanuele Parrini, Matteo Anelli and Andrea Melani – all of them considered to be working at the top of Italy’s thriving contemporary Jazz scene – delivers a wide-ranged menu of ten compositions with this one, starting from the very free combination of over the top uptempo passages and abrasive scrapings in the opener “Fior Di Conio” to the nicely swinging grooves of “Il Salto Del Pachiderma” and its stoic, yet fascinating bass motif to the more comical, slightly kitsch- and Psychedelia-covered approach of “Erva Mate” which literally unrolls a cinematic sequence within the listeners head. With “Colpo Die Fulmine” the quartet enters territories of heartfelt melancholia, “Krastan” is a complex, high speed arrangement for Film Noir-influenced dancefloors on the brink of madness whereas “Impro” weighs in more melancholia, sadness as well as a certain feel of danger whilst living up to the expectations evoked by the tunes title before “Un Piccolo Improvisto” gets back into a playful, yet experimental swing that brings old, hand-drawn cartoon TV series with a tongue-in-cheek attitude back to mind somehow and so does “Yellow He”, defo the happiest cut on “Naca” with its fascinating slap bass progression and matching plucked string motif. Finally “Trappin'” is the coolest take on Cool Jazz with a certain swing and a grand portion of mid-track experimentation we’ve heard in ages whilst the closing tune “Settecamini” seems to be reminiscent of one of the great crooning Jazz standards we cannot remember the name of at this very point in time. An interesting, yet also demanding one from the Aut Records catalogue, this is.
Neri Pollastri on All About Jazz
A quasi due anni di distanza dall’eccellente L’uomo poco distante, Tony Cattano torna con un CD a proprio nome, con una formazione più raccolta, un quartetto, ancorché abbastanza atipica nella composizione. Accanto al suo trombone troviamo infatti il violino di Emanuele Parrini e una ritmica fidata ed eclettica, con Matteo Anelli al contrabbasso e Andrea Melani alla batteria, tutti musicisti con i quali il trombonista siciliano trapiantato in Toscana è solito collaborare con grande frequenza.
Il lavoro, tutto della penna di Cattano esclusa un’improvvisazione, si ispira alla naca, piccola cesta appesa al soffitto sopra il letto in cui tradizionalmente in Sicilia venivano posti i neonati e che “annacava,” ruotava dolcemente su se stessa, alle sollecitazioni dei parenti. E c’è qualcosa di questa immagine nella musica del quartetto, caratterizzata da una serena inquietudine, da una ritmicità che ha tratti quasi folklorici -specie nelle linee del trombone -ma che talvolta sembra muoversi su se stessa, ballare sul posto, reiterando i piccoli temi per esplorarli con l’improvvisazione. Lo si percepisce fin dal brano di apertura, “Fior di conio,” che procede per salti su episodi dissimili, talvolta molto liberi, ma di fatto reiterati; lo conferma in particolare “Krastan,” nel quale il trombone riprende più volte il tema, anzi si fa accompagnare all’unisono dal violino, ma rimane circoscritto dalle percussioni della batteria, senza estendersi oltre, mostrando solo le molte facce del motivo.
Altri brani, pur caratterizzati da questa forma ciclica, hanno invece un andamento più direttamente narrativo, come in “Colpo di fulmine” o “Trappin,'” che procedono lenti e cadenzati—ottimo il contributo di Anelli—con la voce del trombone a sviluppare un discorso che il violino di Parrini arricchisce di sfumature; in altri ancora il tessuto è maggiormente frammentato in momenti solistici, come nei ludici “Erva mate” e “Un piccolo imprevisto”; in alcuni -“Il salto del pachiderma,” “Yellow hip” -è invece il ritmo a farla da padrone e a sostenere gli interventi solistici delle due prime voci. Episodio a parte, infine, la “Impro,” oscura e magmatica, con larghi spazi espressivi per tutti.
Importantissimo il lavoro strutturale svolto dalla ritmica, con il contrabbasso di Anelli spesso in equilibrio tra pulsazione cadenzata e canto (lo si ascolti ne “Il salto del pachiderma”) e la batteria di Melani sempre presentissima, ma con stilemi costantemente cangianti e di volta in volta dinamicamente opportuni a quanto messo in gioco dai due solisti, Cattano e Parrini. Di questi ultimi ben poco si può dire se non che, con la loro libertà e varietà espressiva, confermano una volta di più di essere ai vertici assoluti dei loro strumenti, non solo nel nostro paese. Casomai può essere opportuno sottolinearne l’intesa, che permette loro di sfruttare al meglio anche la complementarità timbrica allorquando -non di rado -interagiscono supportandosi reciprocamente negli assoli.
Un lavoro godibilissimo, che integra eccellentemente scrittura e libertà espressiva, che avevamo già apprezzato dal vivo (clicca qui per leggere la recensione del concerto) e che nella registrazione trova una compiuta conferma.
Dave Sumner on Daily Bandcamp
There comes a point in Naca where it becomes clear that Tony Cattano is making an updated version of inside-out jazz of the late’ 60s, when avant-garde adventures and traditional jazz reverence were fused together in the same pieces. Trombonist Tony Cattano’s quartet goes about it the same way, except that the traditionalist element here is talian folk. The sense of ‘something old and something new’ is as vibrant now as it was back then, but the range of expressions is wider. Here, the trombonist is joined by violinist Emanuele Parrini, bassist Matteo Anelli and drummer Andrea Melani. Together they hit the gas pedal, no matter if the song’s motion is shooting out in all directions. It’s a fascinating fusion of musical influences, and the thrilling pace is an interesting contrast to Cattano’s lullaby-like presence on 2014’s L’uomo Poco Distante.
Phontas Troussas on Vinylmine
Τι είναι η Naca; Από το cover διαβάζουμε: «Στα σπίτια των σικελών αγροτών υπήρχε ένα κρεβάτι φτιαγμένο από ύφασμα, που ήταν τοποθετημένο πάνω από το κρεβάτι των συζύγων, κρεμασμένο από το ταβάνι. Ήταν ένα είδος αιώρας, στο οποίο εναπόθεταν το βρέφος. Το ζητούμενο από τους γονείς ήταν με μια ελαφριά κλωτσιά να δώσουν κίνηση στην αιώρα, που ήταν σταθερά δεμένη στα άκρα της (σ.σ. προφανώς για να νανουρίσουν το μωρό τους)».
Τι σχέση, τώρα, μπορεί να έχει η συγκεκριμένη πατέντα με την jazz τού τρομπονίστα Cattano, είναι ένα θέμα – αν και δεν είναι εντελώς δύσκολο να σκεφτούμε κάτι. Να σκεφτούμε δηλαδή πως η jazz του Cattano διαθέτει κάποιες σταθερές αρχές-άκρες και πως από ’κει και πέρα… παλαντζάρει, σαν το εκκρεμές, σαν την naca, γύρω από μια θέση ισορροπίας. Συμβαίνει; Δεν ξέρω, δεν είμαι απολύτως σίγουρος για το «ναι», το «όχι» ή το «ίσως».
Η jazz πάντως του Ιταλού έχει το δικό της χρώμα – κάτι που οφείλεται αρχικώς στο setting της “Naca”. Πέραν λοιπόν του τρομπονίστα Cattano, στο κουαρτέτο συμμετέχουν ο βιολιστής και… βιολαστής Emanuele Parrini, ο μπασίστας Matteo Anelli και ο ντράμερ Andrea Melani. Οι τέσσερίς τους παράγουν μια jazz με ωραίες μελωδικές αιχμές (συντελούν προς αυτό το βιολί και η βιόλα), με το τρομπόνι να κρατάει πολυποίκιλο ρόλο (συχνά δίνει το έναυσμα για improv καταστάσεις) και με το μπάσο-ντραμς να συνοδεύει ενίοτε και με καταιγιστικό τρόπο. Περαιτέρω, το χιούμορ δεν λείπει από τη μουσική του κουαρτέτου – κάτι που δεν αποτυπώνεται μόνο σε τίτλους (“Il salto del pachiderma”), αλλά περνάει και στη μουσική του, με τις ξαφνικές «κραυγές» του τρομπονιού και τα breaks των εγχόρδων. (Εδώ οι επιρροές από Frank Zappa εποχής “The Grand Wazoo” είναι κάτι παραπάνω εμφανείς).
Όσο, όμως, «προχωρημένο» μπορεί να ακούγεται κατά τόπους το CD “Naca”, άλλο τόσο λαϊκό αποδεικνύεται σε κομμάτια όπως το μελωδικό “Colpo di fulmine” ή το εντελώς fusion “Krastan”.
Πολύ ωραίο άλμπουμ με συνεχή… αναποδογυρίσματα και εκπλήξεις.
Alessandro Bertinetto on Kathodik
Musica divertente e convincente quella che ci propone il trombonista, compositore e improvvisatore Tony Cattano, qui insieme a Emanuele Parrini (violino, viola) ,Matteo Anelli (basso), Andrea Melani (batteria). Ed è bello sentire/vedere come i più o meno giovani musicisti italiani contribuiscano alla vitalità del jazz (inteso in senso lato, come campo di pratiche musicali). A caratterizzare l’album sono i temi molto efficaci (che, in parte almeno, si richiamano, mi pare, a Mingus), la timbrica, caratterizzata molto dalla collaborazione tra il trombone e il violino o la viola, e lo swing convinto e accentuato. Uno swing che non scema neppure nei momenti più liberi e che, ovviamente grazie alla firma del violino, ricorda a volte il sound di Stepháne Grappelli. Ecco così dieci tracce molto godibili (scusate la brutta parola): per la capacità di coniugare creativamente tradizione e innovazione, tempi e atmosfere di qualità diverse – ma sempre dal taglio brillantemente un po’ scanzonato (quasi auto-ironico a volte)–, oltre che per la riuscita integrazione tra architetture compositive e improvvisazione e tra interplay e interventi solistici di tutti i musicisti, costituiscono un’eccellente proposta artistica.
Taran Singh on Taran’s free jazz hour
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