Marco Calloni on Blog Foolk
A quattro anni di distanza dall’esordio “Ori”, i Casino di Terra ritornano con “Cosa Potrebbe Accadere”, un effervescente secondo album pubblicato dall’ottima etichetta berlinese Aut Records. Questo progetto prosegue il personale percorso di contaminazione tra suoni jazz, rock e improvvisazione, da tempo particolare interesse del sassofonista, principale compositore e membro fondatore del gruppo Edoardo Marraffa. Il sassofono di Marraffa, il basso di Sergio Papajanni e la batteria di Gaetano Di Giacinto, rimangono il cuore pulsante nella musica dell’ensemble ma il nuovo disco, aggiunge ulteriori (e importanti) ingredienti al variegato mix. Uno dei più interessanti è sicuramente il violino elettrico della talentuosa Valeria Sturba che impreziosisce il suono con inusuali sfumature (“Orlando”, “Golden Square”), poi ci sono anche il Fender Rodhes di Stefano De Bonis (“Ma te ne sai di più”) e il sintetizzatore Arp Odissey di Fabrizio Puglisi (“Cosa potrebbe accadere”, “La gran follia) che apportano maggior colore e varietà timbrica. A fronte di questo interessante rinnovamento, la filosofia dei “Casino di Terra” rimane ben chiara. “Cosa potrebbe accadere” infatti, riesce a tradurre molto bene in musica l’idea base del quartetto grazie a un linguaggio attentamente organizzato dove composizione e improvvisazione coesistono armoniosamente e con continuità come forze complementari e non contrapposte, come spesso si tende a pensarle. Secondo Marraffa, la composizione stessa può anzi “aprire”, condurre all’improvvisazione, mentre l’improvvisazione può essere considerata a sua volta un esempio di composizione istantanea e non è necessario intenderle come forme rigidamente antitetiche. Tra vertiginose “escursioni” free jazz, rock e vigorosi interplay condotti dall’instancabile sassofono, gli otto brani dell’album esplorano queste zone intermedie ridefinendone (o meglio), abbattendone i confini. Ne risulta un ascolto molto dinamico e piacevolmente corroborante. Per rispondere al titolo, ecco cosa può accadere quando ci si incontra e come per magia si inizia a suonare!
Giulia Massarelli on Music.it
Sperimentare significa provare e i Casino di Terra, con il loro nuovo album, sembrano non averne mai abbastanza. “Cosa potrebbe accadere” è un’insaziabile ricerca volta alla scoperta di orizzonti sconosciuti, dalle tinte oscure e profonde. Un album nato dalla volontà di conoscere e di spingersi sempre oltre, di squarciare tutte le convenzionalità ed arrivare ad una realtà più vera. Straniante, per un orecchio non educato, ma è proprio questo che cattura, che intrappola in quell’atmosfera a tratti psichedelica e caotica che confonde l’ascoltatore.
Casino di Terra nasce come trio e vede come protagonisti Edoardo Marraffa al sax tenore, Sergio Papajanni al basso e Gaetano Di Giacinto alla batteria. Nella title track “Cosa potrebbe accadere” che apre l’album, il trio mette subito in chiaro le proprie intenzioni: l’improvvisazione è la parola d’ordine. Il sassofonista gioca con il suo strumento, sembra smembrarlo e indagarlo in ogni suo minimo particolare, ne sfrutta ogni peculiarità. Inoltre, ad impreziosire questo inizio c’è Fabrizio Puglisi con la sua ARP Odyssey, che rende il tutto più misterioso.
Sperimentare anche grazie alla collaborazione di altri musicisti, che arricchiscono, variano e colorano l’album fino ad arrivare a toccare sempre di più le corde dello sconosciuto. In “Orlando” la grintosa Valeria Sturba con il suo violino elettrico sembra voler liberare e lasciar fuoriuscire tutte quelle pulsioni e istinti, troppo spesso repressi. Nel più spensierato brano “Ma te ne sai di più”, invece, è il Fender Rhodes di Stefano De Bonis ad entrare in scena e sembra portare con sé un tocco di riservata magia.
Non si può non notare come Edoardo Marraffa, in tutto l’album, si diverta giocando anche con l’ascoltatore: alla ricerca estrema, alterna il profondo e intenso suono del tenore, lo fa gustare per le sue doti più note, per poi tornare sempre sui suoi passi. Otto brani surreali che corrono a formare “Cosa potrebbe accadere”, otto diverse storie che si raccontano variando e fondendo jazz, groove, rock e improvvisazione. Come si potrebbe chiudere l’album dei Casino di Terra se non con “La gran follia”, cinque minuti immersivi e spiazzanti, che vogliono riportare sul pianeta terra l’ascoltatore, ovviamente in condizioni leggermente diverse da come ne è uscito. Sperimentare e tentare per credere!
Stefano Dentice on Note in vista
Un puzzle sonoro ricco di sfumature policromatiche, adornato da un groove deciso, marcato e da un’energia espressiva dirompente. Cosa potrebbe accadere è la nuova realizzazione discografica firmata Casino di Terra, audace formazione costituita da Edoardo Marraffa (sax sopranino e sax tenore), Sergio Papajanni (basso) e Gaetano Di Giacinto (batteria), trio al quale, da guest, si aggiungono Fabrizio Puglisi (synth in Cosa potrebbe accadere e La gran follia), Valeria Sturba (violino in Orlando e Golden square) e Stefano De Bonis (piano elettrico in Ma te ne sai di più). Gli otto brani presenti nel CD scaturiscono dall’ubertosità compositiva di Marraffa. L’impatto di Cosa potrebbe accadere (prima traccia del disco), soprattutto dal punto di vista del sound, è devastante. Qui il sassofonista e Puglisi intessono un dialogo a dir poco concitato, dalle divagazioni free, sostenuto dal comping aggressivo e incessante cesellato dalla coppia Papajanni-Di Giacinto. Il mood di Orlando è accattivante, specie sotto l’aspetto ritmico. In questo brano è Valeria Sturba a duettare fittamente con Marraffa, dando vita a un magnetico intreccio di suoni sempre più in crescendo. Il contagioso riff di basso in Ma te ne sai di più cattura l’attenzione fin dalle primissime battute. L’eloquio di De Bonis è inebriante, tensivo, ipnotico, intriso di svariati preziosismi armonici. Il sassofonista si esprime attraverso un phrasing volutamente sghimbescio, locupletato da sheets of sound e da un’ampia esplorazione della gamma timbrica. Cosa potrebbe accadere, album orientato verso il contemporary fusion, rappresenta una sorta di caos ordinato, organizzato, dove nulla è lasciato al caso, ma tutto è figlio di un’estemporaneità illuminata dalla creatività.
Baze Djunkiii on Nite Stylez
The fourth and final album released via Berlin’s Aut Records on April 8th, 2k19 is Casino Di Terra’s “Cosa Potrebba Accadere”, an eight track effort created effectively by the core trio of Edoardo Marraffa, Sergio Papianni and Gaetano Di Gianto with the help of several guest musicians appearing on singular tracks. Taking its name from a small village in Tuscany / Italy the longplayer comes at us with a striking expressive and expressionist artwork which in itself is as dramatic as its musical content – a highly energetic, driving and most powerful whirlwind amalgamating furious FreeJazz and aggressive, more Experimental Rock-oriented drumming with a well muscular twist, combined with high tension, score’esque elements perfect to accompany relentless and chaotic pursuits in non-mainstream espionage flics and a breathless, demanding attitude at times providing more sonic events per hounded minute than even an experienced listener can take in in only one listening session. On the other hand, compositions like “Orlando” or “Fantasma Di Nadia” even bring a distinct, yet still experimental Funk-attitude to the table which defo is about to find its way onto the more advanced and freaked out dancefloors of the planet whereas tunes like “Red Carpet” or “Belka” cater towards the needs of classical Jazz lovers for sure. Good stuff, this!
On Avant Scena
“Cosa potrebbe accadere” is released by “Aut Records” label. Album was recorded by trio “Casino di terra” – it’s Edoardo Marraffa (tenor and sopranino sax, compositions), Sergio Papaianni (electric bass) and Gaetano di Giacinto (drums). Trio is producing evocative and inspiring sound. Their music is based on the traditions of avant-garde jazz, European experimental jazz and its fusion with contemporary and experimental music. The music is filled with new conceptions, extravagant ideas, stunning experiments, moving and driving decisions and original ways of playing. All three improvisers had been playing together many times – they’re also collaborating with other famous and great jazz stars. Improvisers already had created their own and individual style, unique sound, enchanting, surprising and rich musical language, innovative and specific instrumentation and driving way of improvising. They don’t hesitate to use rare pairs, exotic tunes, extended playing techniques, strange or evocative timbres, synthetic forms or any other innovations of musical language.
“Cosa potrebbe accadere” is full of bright and moving sound. The music is based on roots of avant-garde jazz, free improvisation, experimental jazz, contemporary academical and experimental music. The fusion between two absolutely independent and different genres is made – musicians demonstrate dozens of delicate, authentic and original ways to do it. All music is very contrasting and conceptual – the contrasts, bright episodes, sudden changes of moods and characters are mixed to one place. One mood is changing the other silmunateously. Gentle and soft tunes meet furious thrills, strict stitches and strange timbres, passionate, vivid and expressive excerpts – slow, melancholic and lyrical contemplations. Special effects, wide range of textures, sound’s experiments, scales, innovative instrumental section and expressive musical language contain bright and original pattern. The musical pattern always is the key of the composition. Here it’s – sparkling, multi-layed, colorful, enchanting, based on sudden turns and gorgeous surprises. Synthetic form is a mix from open forms of avant-garde jazz and conventions of contemporary academical music. Independent melodies, made by each improviser, contain the polyphonic facture. Gorgeous textures, ornaments, abbreviations and timbres make a colorful and illustrative background. All kinds of rhythms are used on rhythmic section – it’s intensive, sparkling, independent and trendy. The melody line is based on saxophones and electric bass. Vivid, expressive and bright melodies, thrilling and roaring blow outs, hollowing and furious riffs, sharp and intensive spills, hot spills, growls, passionate, trendy and fantastic culminations, impressive passages or soft and lyrical pauses – that’s the main base of compounds who contain the saxophones improvisations. From the strict and awakening academical music to new and innovative experiments, bright and nervous modern jazz or thrilling, driving, breaking and wild free improvisations – that;s how we could call the improvisations by Edoardo Marraffa, who’s also is the author of album compositions. Improviser brings wide stylistic variety and intensive, driving and expressive melody line. Electric bass is the source of modern decisions and original timbres. Powerful, intensive and electric melodies are accompagnied by strange timbres, ambient, glitch, other special effects, modified tunes, deep and solid bass line and trendy, terrific and sparkling culminations. Sergio Papaianni is fusing together electronics, free improvisation and the roots of avant-garde jazz along with tunes of mainstream and contemporary jazz. The drums section is real burst of energy – it’s impressive, bursting, thrilling and bright. Gaetano di Giacinto is the master of his art – he’s fusing wide range of timbres, sounds, tunes and rhythms to one place. Angry and furious rolls, powerful culminations, frantic breaking sessions, wild and free improvisations, spontaneous solos, complicated rhythms, special effects, gorgeous timbres and dozens of other elements contain the main base of the rhythmic section. All music is impressive and bright – it has driving, trendy and expressive sound.
Mario Biserni on Sands Zine
Pochi mesi fa recensimmo “18”, un disco che sanciva i diciotto anni trascorsi dall’esordio discografico di Edoardo Marraffa. “Cosa potrebbe accadere” è un po’ il fratello (non) gemello di “18”, sia perché esce anch’esso su Aut Records sia perché sono ben quattro i brani di quel disco che vengono qui riproposti (Fantasmi di Nadia, Golden Square, Red Carpet e La gran follia). Se all’epoca scrissi di un musicista energico, alla luce di queste pagine incendiarie non posso che confermare quel giudizio. Il passaggio dalla dimensione solitaria a quella naturalmente più agguerrita del trio, con il bassista Sergio Papajanni e il batterista Gaetano Di Giacinto, aumenta a dismisura la potenza di tiro. Non bastasse ci sono i cammei, su 5 degli 8 brani, di Valeria Sturba, veramente superba nei suoi interventi con il violino elettrico, Fabrizio Puglisi (mini synth in Cosa potrebbe accadere e La gran follia) e Stefano De Bonis (piano elettrico in Ma te ne sai di più). Il centro attorno a cui ruota tutto il lavoro è comunque rappresentato da Marraffa, e dai suoi sax tenore e sopranino, la cui verve è pari a quella di strumentisti come Rollins, Shepp o Brötzmann dopo un brunch a base di spinaci (quelle di Braccio di Ferro). Forse è proprio in Rollins, visto il forte impatto melodico, che trovo il maggior riscontro per questa strepitosa prova che non concede all’ascoltatore nessun attimo di respiro. Ai confini della leggenda.
Massimo Vitulano on Inside Music
Cosa potrebbe accadere, secondo album del trio Casino di Terra, esce a quattro anni esatti dal disco d’esordio, Ori.
Importanti cambiamenti si sono verificati nel frattempo nel gruppo Casino di Terra, come non manca di sottolineare la guida musicale della band, il sassofonista Edoardo Marraffa, nel definire gli anni intercorsi “creativamente molto fertili”
Che tipo di novità ci dovremmo aspettare da un musicista formatosi alla scuola del jazz e per questo in particolare familiarità con l’improvvisazione che già, di per sé, costituisce elemento di inesauribile innovazione? Un nuovo modo di fare musica, tutto qui. Che, per Marraffa, si traduce nell’incontro di due generi, il jazz e il rock, uniti in matrimonio già alla fine degli anni Sessanta da artisti del calibro di Miles Davis.
Per raggiungere lo scopo, però, serviva qualcosa di più, qualcosa che introducesse nuove sonorità nella linea seguita in questi anni dai componenti del gruppo, formato, oltre che da Marraffa, da Sergio Papajanni al basso e Gaetano di Giacinto alla batteria. Servivano loro, gli ospiti dell’album, Fabrizio Puglisi all’Arp Odissey, Valeria Sturba al violino elettrico e Stefano De Bonis al pianoforte elettrico.
Il risultato? Un disco sovversivo, in otto brani, che investe l’ascoltatore fin dal primo pezzo, Cosa potrebbe accadere appunto, e lo precipita in un vortice di suoni. L’intento è forse un po’ troppo ardito, a dire il vero. Il sintetizzatore di Puglisi, presente nella prima traccia e di nuovo, da assoluto protagonista nell’ultima, La gran follia, riproduce una dimensione metropolitana, confusa, nella quale non è chiaro cosa si stia vivendo, se l’incubo o l’allucinazione. L’ascoltatore si trova disorientato, intrappolato nella morsa di mille stimoli che non gli lasciano neppure il tempo di metabolizzare. E’ come strattonato, urtato, trascinato dalla mischia caotica dei suoni che lo circondano. Il sax di Marraffa non è da meno e cerca di andare oltre certi limiti, deformando la voce tradizionale dello strumento alla ricerca di soluzioni espressive mai esplorate fino ad allora.
Con il secondo brano, Orlando, fa il suo ingresso in scena Valeria Sturba, che ritroveremo anche nel quarto, Golden Square. Il suo violino, che la musicista abruzzese ha imparato a conoscere in profondità attraverso un percorso di studi tradizionale presso il conservatorio di Pescara, prende le distanze dai progenitori che tanta importanza ebbero nella musica classica. In questi brani c’è voglia di evasione, di riscrivere le regole del gioco secondo il proprio gusto estetico, infischiandosene di ciò che si aspetterebbe la gente. Se si parte da questo presupposto, lo stupore non manca. L’incontro tra le corde e l’archetto danno vita a uno strano effetto, simile al cigolio di un ingranaggio arrugginito o alla frenata di un treno che giunge in stazione. Un suono straziante, capace di arrivare fin sotto la pelle.
Il terzo ospite, Stefano De Bonis, si ritrova in compagnia del suo Fender Rhodes in un solo brano, ma tanto basta per dare nuovo slancio a un disco che si avvicina alla conclusione. In Ma te ne sai di più, settimo pezzo della raccolta, torna la forte impronta della musica elettronica che sembra essere uno degli elementi caratterizzanti del nuovo lavoro dei Casino di Terra. L’attacco del brano è affidato a Sergio Papajanni e Gaetano di Giacinto che sembrano scostare la tenda dietro alla quale armeggia sulla tastiera, come un alchimista nel suo laboratorio, De Bonis. Ed ecco entrare dalla porta sul retro Marraffa, che, col suo sax, occupa il tavolo più grande per tornare a dividerlo da buoni amici con De Bonis in un dialogo incessante fino alla fine.
La partecipazione di musicisti come Puglisi, Sturba e De Bonis aggiunge quel tocco che mancava a un album che fin dal concepimento voleva segnare una svolta nell’itinerario artistico dei Casino di Terra. Artefice di tutto questo proprio Marraffa che, pur non rinnegando le origini jazz, ma anzi mettendole al servizio di una sperimentazione spinta all’eccesso, riesce ad accordare le esigenze apparentemente antitetiche di improvvisazione e composizione. La sua è più di una sfida, è una battaglia: “Si tratta di una dicotomia fuorviante, legata al concetto molto recente (e tutto occidentale) di composizione come realizzazione di un prodotto definitivo che può, al massimo, essere interpretato da un esecutore diverso dall’autore della composizione stessa”.
Che vuol dire? Vuol dire che anche un abile jazzista ha bisogno di darsi dei punti di riferimento armonizzando tutti i soggetti tirati in ballo. E lui, come musicista, che fa? Cerca l’appoggio del suo più fedele compagno, quel sax con cui ha condiviso tante avventure. A volte non si mostra tanto amico, a giudicare da certi sforzi esasperati a cui lo sottopone, strapazzandolo e privandolo del timbro che ne fa uno strumento amato e facilmente riconoscibile. Questo accade, per esempio, nei Fantasmi di Nadia. Ma anche in questi casi, piaccia o pure no, ci si trova davanti a un rapporto di perfetta sinergia tra un uomo e il suo strumento, come se quest’ultimo fosse l’arto, forse un po’ sbilenco, di un corpo completo.
In sintesi, solo un pubblico ristretto potrà capire cosa si cela dietro a quella frase che dà il nome all’album, Cosa potrebbe accadere. Un pubblico di iniziati che parla la stessa lingua dei nostri musicisti. Un pubblico che non cerca di dare risposte, di interpretare, perché, in fondo, non gli viene posta nessuna domanda, come si può notare dall’assenza del punto interrogativo in fondo alla frase.
Tutti gli altri, i non iniziati, avranno bisogno di tempo, molto tempo, per cogliere le sensazioni insite in ogni pezzo. Al primo ascolto l’album apparirà come puro frastuono e niente più. Riprovate. Forse non sarà al secondo, né al terzo tentativo. Magari non lo digerirete mai. E’ musica di nicchia, in un certo senso, e va assunta a piccole dosi. Un consiglio: tra un brano e l’altro provate a ristorare le orecchie con un pezzo di Chopin o Pachelbel. Vedrete che il forte contrasto vi aiuterà a stimare qualcosa del jazz rock oppure a capire che il genere non fa per voi.
Antonio Bacciocchi on Radio Coop
Il nuovo album, il secondo, del trio toscano Marraffa, Papajanni e Di Giacinto con ospiti Fabrizio Puglisi, Stefano De Bonis e Valeria Sturba si caratterizza per un jazz rock dalle tinte sperimentali e free, ostico, spesso vicino a Ornette Coleman ma con un’anima ritmica funk. C’è un grande senso del groove, parti che si sviluppano spontanee e coese, un assalto sonoro che riporta, a tratti, agli Area più avanguardistici. Per gli appassionati, più che interessante.
Joe on Outwardbound
どうやらグループとしては2作品目らしく、前作は未聴である。昔ながらのフリージャズを現代的感性で演奏する、というイメージの強いマラッファだが、このグループで聴かれるのは『フュージョン』サウンドであって(中には「ススト」における「ガンボ」を思い出させるような曲もある)、エレベとドラムとのトリオを基本に、曲によってエレクトリック楽器が加わる。とはいえ、やはりマラッファ、表面上はともあれ、彼自身のプレイを追っていくと、いつもとほとんど変わらない、硬派で一本気なサックスプレイなのである。
Alberto Bazzurro on L’isola che non c’era
[…] Vigore che, lungo le creste di un antigrazioso non di rado vibrante e rugoso, non fa certo difetto a Cosa potrebbe accadere (Aut) di un trio battezzato Casino di Terra e comprendente Edoardo Marraffa, sassofoni e composizione, basso elettrico e batteria (più ospiti). Le stimmate sono quelle di un free alquanto duro e puro, laddove, per esempio, un’identica derivazione storico-stilistica può riguardare anche Shadows (Rudi Records), ultimo cd del veterano Daniele Cavallanti (foto sopra), in quartetto con un altro fiato (Francesco Chiapperini, sax alto, clarone e flauto, con Cavallanti come sempre al sax tenore), basso e batteria. Qui, tuttavia, i percorsi sono ben più calibrati, frutto di un lavoro anche compositivo (tematico, se si vuole) piuttosto capillare. Non a caso, al di là dei rimandi classici del sassofonista milanese (Ayler, Ornette, Art Ensemble…), frullati e riverberati nelle sue composizioni, c’è anche un tema di Wayne Shorter, Ju-Ju, e vorrà pur dire qualcosa. Album di sicuro spessore, sia come sia, solido e quadrato, solcato da una felice tensione intestina.
On Battiti – Rai Radio 3 and again on Battiti here.
Taran Sing on Taran’s Free Jazz Hour
58 seconds review by Eugenio Mirti
Listen/Buy Record