Nicola Negri on All About Jazz
DST is the duo of Alberto Collodel on clarinets and Simone Di Benedetto on double bass, two young Italian musicians with an already long experience in the fields of jazz, contemporary music and free improvisation.
The bulk of their debut recording Il sistema periodico, a suite of seven compositions by Collodel, was inspired by Primo Levi’s book of the same title (translated in English as The periodic table), where the names of chemical elements are used as titles for the short stories that compose that memoir, often using those elements as metaphors to illustrate a personal experience that transcends its subject and becomes an account of collective history.
The same complex relationship between science and subjectivity, between formal clarity and spontaneous creativity, is at the core of this album, that utilizes different compositional strategies—graphic scores, schemes, gestures and open structures—to operate an original synthesis of the austere atmospheres of contemporary classical and the lively inventiveness of jazz and improvised music.
Collodel and Di Benedetto develop their dialogue with a strong sense of dynamics and a careful attention to detail, navigating through different scenarios with ease—from the contrasting rhythms of “Argon” to the timbral explorations of “Ferro,” through the fluid exchanges on “Zinco” and the sombre melodic meditations on “Nichel”—always maintaining a strong lyrical quality even in the most adventurous passages.
The album is completed by a piece by Di Benedetto, the opening “Landscape #1,” built on relaxed melodic lines and subtle contrapuntal interactions, and a composition by Anthony Braxton, the closing “110A,” where the unison theme is slowly dismantled, then reassembled and expanded in different directions. The choice of Braxton is significant, as it illustrates the duo’s attitude towards the jazz tradition—respecting its language while remaining attuned to its most unorthodox developments, expanding its possibilities through a meticulous, constantly engaging investigation of form and sound.
Neri Pollastri on All About Jazz
Un duo di jazz cameristico, piuttosto libero e sostanzialmente paritetico, che vede in scena due giovani musicisti entrambi impegnati a suonare legni—clarinetto e clarone Alberto Collodel, contrabbasso Simone Di Benedetto -ovvero strumenti dal suono scuro, materico, suggestivo. Questo ciò che sta alla base del suono di Il sistema periodico, il quale però -come testimonia il suo titolo -nella sua costruzione complessiva mette a frutto anche stimoli extramusicali, provenienti dall’omonimo libro di Primo Levi.
Le ragioni della scelta di quel testo come ispirazione di un disco di jazz, ancorché in equilibrio -come spesso accade -sul confine della musica contemporanea, paiono essere di due tipi diversi: da un lato per l’aspetto narrativo, confermato dal clima del lavoro, intimo, riflessivo, oscuro ancorché non drammatico, qual era lo spirito dello scrittore torinese; dall’altro per quello simbolico della struttura, perché ciascuno dei racconti di quel libro era ispirato da un elemento della tavola periodica, cosa che avviene anche qui per gran parte dei brani, così da lasciare i musicisti liberi da strutture troppo determinate, ma fornendo un vincolo ideale a far loro da guida.
Senza entrare nel merito del rapporto tra queste ispirazioni e la musica -cosa su cui solo i musicisti potrebbero esprimersi -e rimanendo solo a quest’ultima, va in primo luogo apprezzato il modo in cui entrambi i protagonisti lavorano sui rispettivi strumenti, esplorandone senza artifici le possibilità sonore e producendo, con grande interazione, un discorso narrativo articolato e vario, sempre fruibile nonostante l’assenza di materiali tematici lineari.
Le forme dialogiche che i due sviluppano sono varie e un buon esempio è l’incipit di “Idrogeno,” nel quale -entro un procedere scoppiettante -si alternano momenti di unisono, relazioni più complementari e vere e proprie contrapposizioni, in presenza inoltre di forme espressive diverse -Di Benedetto alterna pizzicato, percussione e archetto, Collodel linee semplici, ora prolungate ora frammentarie, a colpi e vibrazioni d’ancia. Modalità che, al variare degli impasti, caratterizzano l’intero lavoro, e che cotribuiscono a esaltare l’eccellente colore dei suoni.
Escono dal “progetto” legato a Levi i brani d’apertura e di chiusura, che rimangono comunque pienamente coerenti al resto dell’album. Il primo, “Landscape #1,” è firmato ad Di Benedetto e ha un andamento forse più lineare degli altri; l’altro, “110A,” è invece di Anthony Braxton -e questo ci dice molto sulla progettualità musicale dei due giovani protagonisti.
CD suggestivo, eccellentemente realizzato, da ascoltare con molta attenzione.
Alberto Bazzurro on L’isola che non c’era
Un’altra coppia, giovane, formata dal clarinettista trevigiano Alberto Collodel e dal bassista modenese Simone Di Benedetto, è al centro di DST – Il sistema periodico (Aut), album di estrema eleganza e aplomb, a cui non fa peraltro difetto la capacità di saltare ogni tanto fuori registro, con esiti dialettici degni di nota. Un’accoppiata da tener d’occhio.
Alessandro Bertinetto on Kathodik
Ispirato all’omonimo volume di racconti di Primo Levi (cui sono dedicate le sette tracce centrali), l’album presenta nove tracce, il cui tema è il rapporto tra il dialogo intrapreso dal contrabbasso di Simone Di Benedetto e dal clarinetto di Alberto Collodel e la libera espressività dei solisti, caratterizzata da un suono incisivo, netto, plastico. Le composizioni, incluse quelle che esulano dall’omaggio a Levi (la prima, Landscape #1 di Di Benedetto, e l’ultima, 110A di Anthony Braxton), offrono (per dirla con Steve Lehmann) spazi confortevoli per l’improvvisazione e l’interazione strumentale. Così la musica del disco scorre placida e piacevole all’ascolto, increspata da alcuni episodi salienti, pur risultando alla fine un po’ uguale a se stessa, a causa di una certa monotonia timbrica (peraltro inevitabile) e atmosferica (forse meno inevitabile).
John Book on This is Book’s Music
Improvisational duo is what I call the music of DST, consisting of Simone Di Benedetto on double bass and Alberto Collodel on clarinet. Il Sistema Periodico (Aut) is an album that is light and mellow and yet each song sounds like it could be on the verge of collapsing onto itself to become a powerful rage, but it’s not. Everything is smooth but is far from being smooth jazz, it’s nothing more than two gentlemen talking about life musically through the metaphor of the Periodic Table, speaking about different things through the elements. There’s a Pink Floyd lyric about “a creeping malaise” and the vibe of that phrase is covered through this album but it’s creeping in the other sense, as in a slow pace, not something that is crawling up your back uncontrollably. When I hear duet albums, it’s interesting to figure out what were their goals in making the album and I think Il Sistema Periodico explores beauty through sound, step by step at a leisurely pace. A part of me would love to ehar this done faster or with more musicians than just Collodel and di Benedetto but I like taking what they offer and allowing listeners to interpret where they’re heading to. If only learning about the elements sounded this moving back in elementary school.
On air on One Man’s Jazz
On air on Battiti – Rai Radio3/a>
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