Marco Carcasi on Kathodik
Di spigoli, cristalli infranti e sgambettate al chiaror d’una luna metallica.
Incapaci o quasi, di balbettar nell’inconcludenza.
Il fare, è rapidità e decisione.
Quindici strapazzate impro, frutto di un’energica e ispirata session.
Un’insieme di dettagli, scenari e conseguenze.
Neon veloci, superfici eleganti e levigate, corde metalliche in flessione rumorosa.
Griglie geometriche, sconnessioni, rattrappimenti tribali/ossessivi, azioni e reazioni.
Ad incrociar inflessioni popolari, stritolamenti sperimentali ed ampie zone di opalescente serenità.
Traumi, silenzi e mutazioni.
Nicola Guazzaloca (piano), Pablo Montagne (chitarra elettrica, acustica, baritona, basso, armonica), Giacomo Mongelli (batteria/percussioni).
A permettermi mi permetto: una bestia di disco.
(“Cordale”, “Tecniche Arcaiche” e “Crudités”, a ripescarli mal non vi farà…).
Massimo Marchini on Rockerilla – January 2015
Un intrepido album che porta ancora una volta alla nostra attenzione lo spavaldo, incontenibile, geniale talento di Nicola Guazzaloca, certamente tra i migliori pianisti del nostro tempo. Se un vago profumo di jazz tinge le purpuree radici di questo progetto, come della formazione del trio, di certo il risultato travalica le intenzioni esondando intelligenza creativa, sublime intenzione improvvisativa verso le auree lande del genio. Un album riuscito dove piano, chitarre e batteria si amalgamano straordinariamente bene. Un album che segna una speranza.
Claudio Morandini on Iperboli, Ellissi
“Cup, glasses and tanks” del trio Nicola Guazzaloca, Pablo Montagne e Giacomo Mongelli predilige gli interni, resta cioè fedele a una dimensione cameristica più classica. Intendiamoci: siamo sempre nel solco della musica di ricerca, in quel mondo di relazioni dissociate e contrastanti che è un po’ la cifra stilistica dell’etichetta, e che fa sì che i musicisti suonino per così dire l’uno contro l’altro, o nonostante l’altro, più che insieme – un disaccordo sempre voluto, e consensuale, e prodigo di alchimie inaspettate. Qui a dominare, in un paesaggio sonoro fatto di cristalli e vetri e cose fragili sempre lì lì per incrinarsi e a frantumarsi, domina il pianoforte di Guazzaloca, percussivo, ostentato, intriso, volontariamente o involontariamente, di memorie storiche (non solo risalenti alla fervida stagione del free jazz): evita finché può ogni riconoscibilità, ma ogni tanto per così dire ci casca (come in “Tank of cigars”), e allora si abbandona a una sorta di temporaneo piacere dell’invenzione, a guizzi di virtuosismo che poi, di colpo, vengono abbandonati. Evoca tintinnii e vetrosità, nei titoli e anche nei timbri, con la complicità degli altri, ma spesso sembra volersi comportare come il classico elefante in una cristalleria, o il capo di una gang in un’oreficeria – seguirne le imprese produce quasi un piacere narrativo.
Ghighi Di Paola on Battiti
A radio podcast featuring a track from “Cups, Glasses and Tanks”
Taran Singh on Taran’s Free Jazz Hour
A radio podcast featuring a track from “Cups, Glasses and Tanks”.
John Book on This Is Book’s Music
Cups Glasses And Tanks (Aut) is a new collaboration between Nicola Guazzaloca, Pablo Montagne, and Giacomo Mongelli, with Guazzaloca playing jazz while Montagne and Mongelli performing in a number of different classical configurations. The album is very much on the avant-garde side and while there are jazz central points, at the moments one would think they’re about to stay locked in something nice, they all go off into another world. I think what makes this work is that even when I was secure in being comfortable with what I’m hearing, they didn’t stay there that long, leading into something more mysterious. There were moments in Montagne when he plucked a certain string to scratch it, and it reminded me of Okkyung Lee. Then again, it may have been Guazzaloca scratching the piano strings. The music here is evenly beautiful and clustered, it’s easy to get in the middle and watch it from the outside while inside.
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